AUTOTRASPORTO – In Recovery Plan bene interventi su portualità, prevedere misure per intermodalità e rinnovo veicoli
“Nel Recovery Plan si è persa l’occasione per sostenere con risorse e progetti dedicati l’intermodalità dei trasporti su gomma-ferro-mare, il rinnovo e l’ammodernamento del parco veicolare dell’autotrasporto merci e la diffusione dei combustili alternativi”. Lo ha sottolineato Sergio Lo Monte, Segretario Nazionale di Confartigianato Trasporti, intervenuto in audizione alla Commissione Trasporti della Camera sul Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Lo Monte, pur apprezzando le misure del Piano dedicate alla portualità per rafforzare l’ultimo miglio, al potenziamento delle infrastrutture, anche in funzione del miglioramento della sicurezza stradale, alla logistica integrata, alla transizione energetica e alla produzione di energia da fonti rinnovabili, lamenta l’assenza di interventi finalizzati a valorizzare il ruolo e le scelte degli autotrasportatori per una mobilità sostenibile.
Il Segretario di Confartigianato Trasporti considera quindi “fondamentale mettere in campo un piano strutturato di riconversione ambientale ed irrobustire il fondo nazionale per il rinnovo del parco veicolare merci con una serie di misure durature nel tempo”.
Sul fronte del trasporto persone, Lo Monte chiede un ripensamento dell’organizzazione del trasporto pubblico locale e che venga rafforzata l’integrazione dei tradizionali servizi di linea con modalità di trasporto gestite dalle piccole imprese e concentrate su particolari categorie di utenti e tipologie di territori (come il trasporto scolastico e disabili, i trasporti nelle aree a domanda debole) mediante autoveicoli a basso impatto ambientale.
CONCESSIONI DEMANIALI – Il confronto tra l’Italia e l’Europa sulle concessioni demaniali continua, gli aggiornamenti sul settore
Il confronto tra l’Italia e l’Europa sulle concessioni demaniali continua. Il nuovo fronte di discussione riguarda il rilascio delle autorizzazioni per l’uso delle concessioni stesse e coinvolge direttamente OASI Confartigianato, la nostra sigla di rappresentanza delle imprese balneari. La più recente tappa della vicenda risale all’incontro in videoconferenza del 26 gennaio scorso, tra i rappresentanti di categoria e i capi di Gabinetto e dell’Ufficio legislativo del MIBACT, del Ministero per gli Affari europei, del MIT e del Ministero per gli Affari regionali. Convocata per una consultazione con le organizzazioni di categoria del comparto balneare sulla lettera di messa mora inoltrata il 3 dicembre 2020 dalla Commissione Europea all’Italia, la riunione è diventata l’occasione giusta per conoscere la posizione e le osservazioni delle organizzazioni di rappresentanza e per acquisire tutti gli elementi utili a una più puntuale ed articolata definizione della risposta italiana alle iniziative europee. A loro volta, i rappresentanti dei ministeri hanno fornito un’illustrazione dettagliata, anche sotto il profilo giuridico, dei punti nodali della lettera ricevuta dall’Europa e sui possibili sviluppi per il tessuto imprenditoriale italiano.
La lettera di messa in mora è una nuova contestazione mossa dall’Europa al nostro Paese, come primo atto di una possibile procedura d’infrazione sulle norme del nostro ordinamento in materia di concessioni demaniali In particolare, in riferimento alla Legge di Bilancio n. 145/2018 che, prolungando di 15 anni la durata delle concessioni demaniali marittime, secondo la Commissione Europea va di fatto a procrastinare un meccanismo di rinnovo automatico non più consentito. Ora, l’Italia ha tempo fino al 3 febbraio per bloccare le procedure europee.
“Occorre far leva sul riconoscimento del valore di mercato dell’impresa balneare, nonché sul riconoscimento della professionalità e delle competenze degli imprenditori del settore, un patrimonio di eccellenza e peculiarità unico al mondo, che caratterizza e qualifica il sistema turistico italiano.– ha ribadito il Presidente di OASI Confartigianato, Giorgio Mussoni –
MODA – Il Presidente Pietrella alla Camera: In Recovery Plan servono interventi per rilanciare moda, settore più colpito da crisi
“La moda ha subito gli effetti peggiori della crisi: tra gennaio e novembre 2020 le imprese hanno perso 16,9 miliardi di euro di fatturato e 10,7 miliardi di euro di esportazioni. Servono subito interventi strutturali per rilanciare il settore di punta del made in Italy nel mondo, ad alta vocazione artigiana, con 36mila imprese artigiane che danno lavoro a 157mila addetti, un terzo dell’occupazione del settore”.
E’ la sollecitazione espressa dal Presidente di Confartigianato Moda Fabio Pietrella, intervenuto, nei giorni scorsi, in audizione alla Commissione Attività produttive della Camera sul Piano nazionale ripresa e resilienza. Pietrella, nel lamentare l’assenza di interventi dedicati al settore della moda, ha sottolineato la necessità di misure per rilanciare i consumi interni di moda made in Italy e per accompagnare le imprese a riposizionarsi sui mercati internazionali in una logica di filiera. “Le nostre imprese – ha spiegato – hanno necessità di un sostegno, anche in forma di decontribuzione, per far fronte ai costi legati a ricerca e sviluppo, alla digitalizzazione delle collezioni, alla formazione del personale”.
Il Presidente di Confartigianato Moda ha inoltre sollecitato per le micro e piccole imprese un credito d’imposta per i costi legati alla creazione di campionari e allo sviluppo delle collezioni, oltre a una garanzia dello Stato sui pagamenti dei clienti.
Pietrella ha poi chiesto una rigorosa attività di vigilanza e di contrasto nei confronti dei fenomeni di concorrenza sleale messa in atto da operatori abusivi e delle pratiche di subfornitura distorta che penalizzano le piccole imprese.
AUTOTRASPORTO – Unatras: ‘No a pagamento contributo a Autorità Trasporti. Intervenga subito Ministero’
La Presidenza di Unatras, il Coordinamento nazionale delle associazioni di rappresentanza del trasporto merci, esprime totale insoddisfazione per i contenuti illogici di una sentenza del Consiglio di Stato che stabilisce un principio contro l’autotrasporto, includendo quest’ultimo tra i soggetti tenuti al pagamento del contributo all’Autorità di regolazione dei Trasporti, in base al fatto che usufruisce dei servizi di un soggetto regolato quali sono i concessionari autostradali.
Il settore dell’autotrasporto, che oltre a subire una situazione di scarsa competitività nel mercato sta affrontando con estrema difficoltà la crisi pandemica ed i suoi effetti, viene ora colpita dall’affermazione di un folle ed inaccettabile principio in base ad una modifica normativa avvenuta nell’iter di conversione del Decreto Genova.
Unatras, preso atto degli effetti dirompenti che tale sentenza potrebbe avere sulle imprese di autotrasporto, chiede un urgente intervento del Ministero dei Trasporti e di avviare un’interlocuzione immediata con l’Autorità dei Trasporti che possa escludere qualsiasi ipotesi gravosa sugli autotrasportatori ed evitare episodi di agitazione della categoria.
STUDI – Made in Italy nel Regno Unito vale 1,4 punti di PIL. Il focus su export dei settori MPI nel webinar sulla Brexit
Il made in Italy sul mercato del Regno Unito vale 1,4 punti di PIL e, prima dello scoppio della pandemia (2015-2019), ha registrato un tasso di crescita medio annuo del 3,1%. Gli ultimi dati più aggiornati sulla dinamica a dicembre 2020 permettono di stimare nell’intero 2020 in 22,2 miliardi di euro le esportazioni italiane verso il Regno Unito e in 8,4 miliardi di euro le importazioni (0,5% PIL) con un saldo commerciale positivo pari a 13,9 miliardi. Gli effetti della crisi Covid-19 sono pesanti. Nel 2020 le esportazioni diminuiscono complessivamente dell’11,9%, performance peggiore rispetto al -9,9% delle vendite verso tutti i paesi extra UE e che corrisponde a 3 miliardi di minori vendite.
Il report di Confartigianato contiene uno specifico focus sui settori di MPI – food, moda, legno, mobili, prodotti in metalli, gioielleria e occhialeria, ecc. – dove le micro e piccole imprese determinano più del 60% dell’occupazione, generando esportazioni sul mercato britannico che, nei 12 mesi tra ottobre 2019 e settembre 2020, ammontano a 7,6 miliardi di euro, il 6,4% del totale delle esportazioni di questi settori nel mondo ed il 35,2% del made in Italy verso il Regno Unito, quota di 6,5 punti percentuali superiore alla media di 28,7%. Nei primi 9 mesi del 2020 le esportazioni di questi settori sono diminuite del 16,6%, 0,8 punti meno rispetto al -15,8% del totale esportazioni MPI.
A livello settoriale le maggiori vendite si registrano per i Prodotti alimentari con 2.303 milioni di euro (30,2%), seguiti da Articoli di abbigliamento con 1.663 milioni (21,8%), Articoli in pelle con 1.026 milioni (13,5%), Prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature con 883 milioni (11,6%), Mobili con 686 milioni (9,0%), Prodotti delle altre industrie manifatturiere con 655 milioni (8,6%), Prodotti tessili con 305 milioni (4,0%) e Legno e prodotti in legno e sughero con 94 milioni (1,2%).
L’analisi del grado di esposizione sul mercato del Regno Unito indica che le vendite dei settori di MPI rappresentano lo 0,5% del valore aggiunto italiano.