Confartigianato considera indispensabile eliminare i vincoli e i costi che gravano sugli strumenti di buona flessibilità, in particolare i contratti a termine, per i quali chiede di abolire l’obbligo di indicare la causale e il contributo addizionale previsto per ciascun rinnovo. La sollecitazione è stata espressa oggi dai rappresentanti della Confederazione durante l’audizione alla Commissione Lavoro della Camera sulla normativa in materia di contratti a tempo determinato introdotta dal Decreto Dignità.
Secondo Confartigianato, in questa fase di profonda incertezza provocata dalla pandemia, le imprese devono poter disporre di maggiore flessibilità nella gestione dei rapporti di lavoro e i contratti a termine consentono sia di non disperdere il patrimonio di professionalità nell’azienda sia di ricorrere alla forza lavoro necessaria per affrontare una domanda di beni e servizi ancora variabile e del tutto imprevedibile.
Ma le rigidità e i costi introdotti nel 2018 dal Decreto Dignità per i contratti a termine scoraggiano le imprese ad assumere e a stabilizzare il rapporto di lavoro. Un effetto negativo che si è manifestato con maggiore evidenza proprio nel 2020, il momento in cui le aziende avevano bisogno di maggiore flessibilità: tra gennaio e novembre dello scorso anno i contratti a termine hanno registrato un saldo negativo di 264mila rapporti.
Confartigianato ritiene quindi indispensabile abbandonare l’attuale rigido assetto regolatorio dei contratti a termine per contribuire a contrastare il crollo dell’occupazione che si è concentrato sui giovani, sui lavoratori a termine e sui lavoratori autonomi.