Lo scoppio della guerra in Ucraina ha colto le imprese italiane in una delicata fase di transizione post-pandemia. Il conflitto sta agendo da moltiplicatore su prezzi delle materie prime e dell’energia che già nel 2021 erano saliti in modo straordinario. Le criticità per le imprese italiane, amplificate dallo scoppio del conflitto, sono al centro del 18° report ‘Venti di guerra e caro-commodities: i rischi per le imprese e la crescita’ presentato da Confartigianato. Alcune anticipazioni del report sono state proposte nell’articolo: Gli effetti della guerra/ Quasi un milione di imprese rischia di morire in trincea a firma di Enrico Quintavalle, pubblicato su IlSussidiario.net.
La sospensione delle importazioni provenienti dal teatro di guerra spingerà in alto i prezzi di diverse commodities e allungherà i tempi di consegna. Dall’area interessata dal conflitto importiamo quote rilevanti degli acquisti dall’estero di ferro, ghisa e acciaio, di ghiaia, sabbia e argille, di cereali e fertilizzanti. Con la guerra scoppia l’’iperinflazione’ energetica. A febbraio il prezzo del gas era più che quadruplicato nell’ultimo anno, con l’invasione dell’Ucraina è ulteriormente raddoppiato. L’alto utilizzo del gas per generare elettricità porta a marzo 2022 il prezzo della borsa elettrica oltre cinque volte il livello di un anno prima. Il prezzo del barile di petrolio Brent a marzo (media all’11/3) è dell’83,6% superiore rispetto ad un anno prima, con forti ripercussioni sul costo dei trasporti. Secondo l’elaborazione di QE-Quotidiano energia su dati dell’Osservaprezzi del Mise, tra il 23 febbraio e il 14 marzo 2022 il prezzo del gasolio (self service) è salito del 25,7%: in soli 22 giorni si concentra la metà dell’aumento del prezzo del gasolio (+51,7%) dell’ultimo anno. La situazione è critica per il settore del trasporto merci su strada, che era in deflazione nel terzo trimestre del 2021 (prezzi in discesa dell’1,2%) e, secondo i dati pubblicati giovedì scorso dall’Istat, registra un aumento dei prezzi alla produzione che si ferma all’1,2%.
La platea delle imprese in prima linea – Le violente sollecitazioni sull’offerta e sui prezzi delle commodities indotte dal conflitto scoppiato due settimane fa nel cuore d’Europa mettono sotto pressione 946 mila imprese con 5 milioni 353 mila addetti, il 30,7% dell’occupazione dell’intero sistema imprenditoriale italiano. Si collocano nella trincea di prima linea i settori manifatturieri con una maggiore intensità energetica: dalla petrolchimica alla metallurgia, dal vetro e la ceramica alla carta. In questi comparti energy intensive sono sempre più numerosi i casi in cui il divario tra costi e ricavi sta diventando insostenibile, costringendo al fermo dell’attività: a due anni dal lockdown sanitario siamo arrivati al lockdown energetico, un rischio per 29 mila imprese con 462 mila addetti. Le carenze di materie prime provenienti da Russia e Ucraina coinvolgono le imprese nei settori di alimentare, metalli e costruzioni, mentre il caro-carburanti colpisce il trasporto merci e persone. Altre imprese in difficoltà le troviamo nei territori maggiormente esposti sull’export di moda e macchinari in Russia e Ucraina, mentre il turismo è colpito nelle regioni con il maggiore peso della spesa dei turisti russi.