BONUS EDILIZIA – Confartigianato, tramite la piattaforma H&D, supporta le imprese per sbloccare i crediti incagliati
Nel corso dell’ultimo anno, la normativa incentivante per chi effettua lavori sugli edifici residenziali in grado di assicurare un efficientamento energetico è stata soggetta a una serie di modifiche ed alert con il risultato di una sempre maggiore difficoltà del sistema bancario nella gestione del meccanismo di cessione del credito anche nei casi in cui questo è ancora possibile alla luce della recente stretta da parte del legislatore.
Questo contesto ha di fatto bloccato la liquidazione di migliaia di imprese e professionisti.
Confartigianato, la più rappresentativa organizzazione italiana dell’artigianato e della micro e piccola impresa con oltre 700.000 imprese ed imprenditori associati, si sta muovendo concretamente per contribuire allo sblocco dei crediti incagliati su tutti i lavori pregressi dei propri associati.
Con il supporto di Harley&Dikkinson, infatti, Confartigianato ha sviluppato una web platform per la raccolta delle pratiche/crediti esistenti, provvista di servizi di backoffice erogati da H&D per la verifica delle pratiche, la comunicazione all’Ade e la successiva aggregazione, cessione e liquidazione dei crediti fiscali.
Con un tale modello organizzativo e digitalizzato la stessa Confartigianato si sta quindi interfacciando con il sistema bancario affinché questo possa trattenere il credito nel proprio cassetto fiscale a sua volta compensabile negli anni con i propri tributi.
I singoli istituti di credito potranno così vedere aggregati in un’unica cessione i crediti «ante 1° maggio» (non tracciabili), accedere ad un elenco «facsimile di Cassetto Fiscale» per l’accettazione agevolata (indicazione puntuale) dei crediti tracciabili, liquidare con bonifico unico ad un Fondo Aggregatore (Fondo H&D) che sarà anche in grado di effettuare l’AML sulle Imprese dell’associazione.
ENERGIA – Nel Dl Bollette migliorare la destinazione dei crediti d’imposta su energia per imprese
Rimodulare i crediti d’imposta per l’acquisto di energia, concentrandoli sulle imprese che hanno subito il maggiore impatto dei rincari energetici. Lo hanno chiesto i rappresentanti di Confartigianato, Cna e Casartigiani, intervenuti oggi in audizione sul Decreto Bollette davanti alle Commissioni riunite Finanze e Affari sociali della Camera.
Le Confederazioni considerano più utile ed efficace incrementare dal 10 al 20% l’entità del credito d’imposta prevista dal Decreto legge, destinandolo alle imprese in bassa tensione con potenza superiore a 16,5 kW, che oggi pagano l’energia il doppio rispetto al 2019. In questo modo si offrirebbe un concreto sostegno in grado di riportare gradualmente le aziende ad un regime di costi pre-pandemia. Un obiettivo che potrà essere raggiunto anche realizzando un intervento strutturale che trasferisca il gettito degli oneri generali del sistema elettrico, oggi pagati dalle imprese, ad una fonte diversa dalla bolletta elettrica, come peraltro auspicato anche da Arera.
Inoltre, Confartigianato, Cna, Casartigiani hanno sottolineato la necessità di rendere permanente la cumulabilità degli incentivi per il risparmio energetico con i contributi concessi dalle Regioni e dalle Province autonome.
Sollecitato anche il definitivo superamento del payback sanitario che impone a tutte le imprese fornitrici del Servizio Nazionale la compartecipazione al ripiano dello sforamento dei tetti di spesa sanitaria delle Regioni. Lo specifico fondo istituito dal Decreto legge, che ‘copre’ parte dei deficit regionali, non risolve alla radice i problemi creati da un sistema che le Confederazioni considerano illegittimo.
In tema di adempimenti fiscali, chiedono la proroga al 30 giugno 2023 della scadenza per presentare le dichiarazioni per la ‘definizione delle cartelle’ prevista dalla legge di Bilancio.
ALIMENTAZIONE – Confartigianato al tavolo Governo-imprese per costruire il futuro della filiera agroalimentare
Definire una strategia comune tra imprese e Governo per il futuro della filiera dell’agroindustria, puntando su investimenti in innovazione di prodotto e di processo per permettere all’intero settore di essere competitivo sui mercati rispetto alla concorrenza.
E’ questo il principale obiettivo del primo tavolo per il settore dell’Agroindustria che si e’ svolto il 5 aprile al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, presieduto dal Ministro Adolfo Urso e dal ministro dell’Agricoltura, della Sovranita’ Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. Presenti anche il viceministro Valentino Valentini i sottosegretari, Fausta Bergamotto e Massimo Bitonci, i rappresentanti della Conferenza Stato-regioni, i sindacati e le associazioni di categoria.
Al tavolo è intervenuto il Presidente di Confartigianato Alimentazione Massimo Rivoltini, il quale dopo aver evidenziato il ‘peso’ economico delle piccole imprese e dell’artigianato nel settore agroalimentare, ha richiamato l’attenzione sulla necessità di valorizzare questo patrimonio produttivo con interventi di semplificazione delle norme da rimodulare sulla base delle dimensioni aziendali, di sostegno al credito, riduzione dei costi energetico, promozione dell’export, contrasto alla concorrenza sleale e alla contraffazione dei prodotti made in Italy,
“L’agroindustria – ha dichiarato il Ministro Urso – segna la crescita del Made in Italy nel mondo. Settore leader per produzione di beni, occupazione, valore di produzione, investimenti ed export. Da oggi insieme al Masaf abbiamo dato il via ad un confronto continuativo, sano e costruttivo per una politica di filiera e di sistema, asse portante della nuova politica industriale a cui il Governo lavora e che il Paese attende da decenni”. ”Il tavolo di oggi ricompone gli asset di agricoltura e industria, divisi da decenni” – ha commentato il Ministro Lollobrigida. ”Per sostenere le nostre imprese, il Governo Meloni lavorerà sul vantaggio competitivo della qualità e del Brand Italia. Vogliamo aprire i nostri prodotti ai mercati esteri, come fatto con l’Albania che rappresenta un ponte verso i Balcani. Il nostro obiettivo – ha concluso – è superare la dicotomia imprenditori-lavoratori per produrre ricchezza da ripartire con equità”.
In Italia l’agroindustria è il primo tra i settori impegnati nella produzione di beni, per numero di occupati (ben 1,4milioni), per valore della produzione (205 miliardi di euro), per valore aggiunto (65 miliardi) e per investimenti tecnici (18 miliardi). L’Italia è prima per qualità in Europa per numero di prodotti riconosciuti: al 2022 sono 319 riconoscimenti tra Denominazione di origine protetta (Dop), Indicazione geografica protetta (IGP) e Specialità tradizionale garantita (Stg) e 526 denominazioni protette per il settore vitivinicolo.
CATEGORIE – Confartigianato e Associazione Italiana Ristoratori di Strada firmano intesa di partenariato
Confartigianato e A.I.R.S. APS – Associazione Italiana Ristoratori di Strada, hanno siglato, il 6 aprile, un protocollo d’intesa che prevede il partenariato tra la Confederazione e l’Associazione.
L’accordo è stato firmato dal Presidente di Confartigianato Marco Granelli e dal Presidente di A.I.R.S. APS Alfredo Orofino.
L’Associazione che rappresenta le imprese di somministrazione itinerante dei prodotti alimentari, comunemente denominato “Street Food”, opererà nell’ambito del Sistema Confederale in qualità di partner e struttura di settore nelle sedi nazionali specifiche, pubbliche e private, di interesse delle aziende rappresentate, impegnandosi al rispetto degli indirizzi di politica confederale.
Confartigianato offrirà supporto politico a A.I.R.S. APS che, a sua volta, si impegna a garantire il coordinamento con il Sistema Confederale degli interventi nazionali e a collaborare alle attività nei territori in cui siano presenti Gruppi di categoria del settore organizzati dalle strutture territoriali di Confartigianato.
Inoltre, in base al protocollo, l’Associazione Italiana Ristoratori di Strada acquisisce titolo per fruire dei servizi confederali, partecipare a tutte le attività di sistema e utilizzare il logo confederale.
STUDI – Italia cresce, tengono gli investimenti e aumentano gli occupati: 2 assunzioni su 3 nelle MPI
Nelle previsioni contenute nel Documento di Economia e Finanza (DEF) 2023 varato dal Consiglio dei Ministri, la crescita del PIL nel 2023 è stimata al +1,0%, migliorando il +0,7% previsto dal Fondo monetario internazionale e il +0,6% indicato a marzo dall’Ocse. Si tratta di un apprezzabile risultato in un contesto di bassa crescita mondiale e di diffuse strette monetarie, mentre la dinamica inflazionistica sta rallentando la spesa delle famiglie. Sempre secondo il Fondo monetario internazionale, quest’anno la crescita mondiale si ferma al +2,8%, un tasso che, al netto dei due anni di recessione (2009 e 2020), è uguale a quello del 2019 e risulta il più basso dal 2001. Le conseguenze dell’invasione dell’Ucraina, l’esplosione della crisi energetica e l’abbassamento della traiettoria di crescita della Cina dopo la pandemia generano impulsi recessivi mentre lo shock energetico ha innalzato il tasso di inflazione, innescando una catena di rialzi dei tassi ufficiali di interesse da parte delle banche centrali.
L’economia italiana delinea alcuni punti di forza, decisivi per evitare la caduta in stagflazione. Come ha evidenziato una nostra recente analisi, l’Italia è caratterizzata da un buon andamento degli investimenti, che hanno proseguito la crescita anche nell’ultimo trimestre dello scorso anno, mentre sono scesi nella media Ue. Le imprese sono state decisive nel sostegno dei processi di accumulazione di capitale, considerato che nel 2022 gli investimenti pubblici sono scesi dell’1,1%, trend influenzato dall’ancora bassa spesa attivata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, al netto degli interventi automatici di ecobonus e transizione 4.0, come rilevato dalla Corte dei conti nella recente relazione sullo stato di attuazione del PNRR.
Le difficoltà delle famiglie conseguenti al rincaro dei prezzi e la riduzione del potere di acquisto sono attenuate dalla crescita dell’occupazione, in particolare modo di quella stabile. A febbraio 2023 si consolida l’aumento degli occupati (+352mila in 12 mesi) sostenuto dalla componente permanente (+515mila). L’analisi dei dati delle comunicazioni obbligatorie, evidenzia che nel settore privato non-agricolo, nel periodo gennaio-febbraio di quest’anno sono state create 106mila nuove posizioni lavorative, più del doppio delle 45mila del precedente bimestre. La crescita è stata tutta determinata da 107mila assunzioni nette a tempo indeterminato.
Altri segnali statistici pongono al centro della ripresa del mercato del lavoro le micro e piccole imprese (MPI). Se a questo segmento di imprese si riferisce meno della metà (48,9%) dei dipendenti, secondo le ultime previsioni di Unioncamere-Anapal, esso determina i due terzi (65,9%) delle entrate di lavoratori previste nel trimestre aprile-giugno 2023.
Nel dettaglio per tipologia contrattuale la quota di entrate di personale dipendente è dell’86,8% nelle MPI a fronte del 75,2% delle medie e grandi imprese che utilizzano con maggiore intensità i lavoratori somministrati (18,0% rispetto al 6,5% delle MPI) e altre forme di lavoro non alle dipendenze.