Sono trascorsi mille giorni dal 24 febbraio 2022, giorno in cui la Russia ha iniziato l’invasione dell’Ucraina.
Nell’arco dei tre anni di guerra l’economia mondiale ha contabilizzato oltre mezzo punto (-0,6%) di minore crescita del PIL all’anno. La frenata è più marcata per l’Unione europea che, a fronte di un previsto tasso di crescita medio annuo del +2,6% realizza un più ridotto tasso del +1,5%.
In questo clima di incertezza, le conseguenze economiche delle guerre determinano un impatto rilevante anche per l’Italia. Ma va qui sottolineato che, nonostante i rilevanti impulsi recessivi conseguenti ai conflitti, dallo scoppio della guerra in Ucraina l’economia italiana ha mostrato una maggiore resilienza rispetto alle altre economie europee, registrando una migliore performance per crescita del PIL, dell’occupazione e dell’export.
L’analisi dei dati dell’Autumn 2024 Economic Forecast pubblicati dalla Commissione europea, evidenzia che nell’arco dei tre anni di guerra, tra il 2021 e il 2024, il PIL pro capite, valutato a prezzi costanti, sale del 6,2% in Italia, davanti al +3,5% della Francia mentre scende dell’1,0% in Germania, economia avvitata in una recessione, con ricadute significative per il mercato del made in Italy.
Inoltre, tra il 2021 e il 2024, il mercato del lavoro italiano registra una crescita dell’occupazione del 6,2%, facendo meglio della media Ue (+4,5%), oltre che di Germania (+4,3%) e Francia (+3,6%).
Nonostante la debolezza del commercio internazionale, sempre nel triennio 2021-2024, il valore delle esportazioni di beni dell’Italia è salito del 19,5%, una crescita più robusta del +18,5% della Francia, del +17,3% della media Ue e del +13,3% della Germania.
Questa resilienza dell’economia italiana poggia le basi su un diffuso e performante sistema di micro e piccole imprese che concentrano il 61,5% degli addetti dell’economia privata non agricola.