FATTURAZIONE ELETTRONICA SOGGETTI FORFETARI: CON LA FAQ N. 150 DEL 22-12-2022 L’AGENZIA DEFINISCE LA PORTATA DELL’OBBLIGO
Solo i soggetti forfetari che nel 2021 hanno conseguito ricavi/compensi superiori a 25.000 euro sono tenuti all’obbligo dal 1° luglio 2022, per tutti gli altri si parte dal 1° gennaio 2024
Su sollecitazione della Confederazione, nei giorni scorsi l’Agenzia ha pubblicato sul proprio portale la FAQ n. 150 in cui viene definitivamente sciolto ogni dubbio in merito all’avvio dell’obbligo di fatturazione elettronica per i soggetti in regime forfetario.
Nella domanda posta all’Agenzia veniva chiesto se i contribuenti che nel 2021 erano in regime forfetario e non avevano superato il limite dei 25.000 euro di ricavi/compensi, ragguagliati ad anno previsto dall’art. 18 del D.L. n. 36 del 30 aprile 2022 (convertito in legge n. 79/2022 del 29 giugno 2022), se nel corso del 2022 hanno conseguito ricavi/compensi di importo superiore al citato limite sono obbligati alla fatturazione elettronica dal 1° gennaio 2023 o dal 1° gennaio 2024.
L’Agenzia ricordando che la norma prevede che l’obbligo di fatturazione elettronica per i soggetti precedentemente esclusi “si applica a partire dal 1° luglio 2022 per i soggetti che nell’anno precedente abbiano conseguito ricavi ovvero percepito compensi, ragguagliati ad anno, superiori a euro 25.000, e a partire dal 1° gennaio 2024 per i restanti soggetti.” Conclude affermando che “solo per i contribuenti che nell’anno 2021 hanno conseguito ricavi o compensi, ragguagliati ad anno, superiori a 25.000 è entrato in vigore dal 1° luglio 2022 l’obbligo di fatturazione elettronica. Per tutti gli altri soggetti forfettari l’obbligo decorrerà dal 1° gennaio 2024, indipendentemente dai ricavi/compensi conseguiti nel 2022”.
MEDIA – Il Presidente Granelli su Il Foglio: ‘Bene la manovra, ma fare di più su bonus edilizia, energia, apprendistato’
Il Presidente di Confartigianato Marco Granelli ribadisce il giudizio sulla Legge di Bilancio: “Apprezzabili gli impegni del Governo – sottolinea Granelli – espressi con una robusta e pragmatica risposta all’emergenza energetica e con linee di intervento di più ampio respiro che incrociano le aspettative più volte ribadite da Confartigianato”.
Tuttavia, Granelli rileva che “mancano all’appello misure sulle quali Confartigianato sollecita azioni rapide e risolutive: lo sblocco dei crediti fiscali incagliati delle aziende che hanno utilizzato i bonus edilizia, il taglio degli oneri generali di sistema nelle bollette di luce e gas delle imprese con potenza superiore a 16,5 kW, la decontribuzione triennale per le assunzioni di apprendisti“.
La Legge di Bilancio 2023 esprime complessivamente apprezzabili impegni da parte del Governo. Costruita in tempi record, in un quadro di compatibilità con le misure del Pnrr e i conti della finanza pubblica, la manovra si pone in continuità con i provvedimenti già assunti dal precedente Esecutivo e concentra le risorse sulla priorità assoluta di ridurre l’impatto dei rincari dell’energia su imprese e famiglie.
Una robusta e pragmatica risposta all’emergenza, quindi, alla quale si affiancano linee di intervento di più ampio respiro orientate a gettare le basi della tanto attesa riforma fiscale, a semplificare la vita delle imprese e a salvaguardare concretamente il sistema manifatturiero made in Italy, favorendo anche la creazione di lavoro.
Si tratta di obiettivi che incrociano le aspettative più volte ribadite da Confartigianato, anche nel corso dei confronti che in queste settimane abbiamo avuto con i rappresentanti del Governo, a cominciare da quello con il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
La nostra attesa è per un nuovo corso di politiche economiche ‘a misura’ di artigiani e di micro e piccole imprese, capaci di valorizzarne la qualità, l’innovazione, la capacità competitiva.
Il made in Italy è un ‘motore’ sempre acceso. Ma va alimentato con il carburante della fiducia. E va sgombrata la strada dai tanti ostacoli che intralciano il cammino degli imprenditori.
I segnali di vitalità manifestati dagli artigiani e dalle piccole imprese vanno incoraggiati con uno sforzo altrettanto energico da parte di chi guida il Paese per modificare un contesto spesso ancora ostile alla libertà d’iniziativa economica. Occorre realizzare il giusto equilibrio tra le scelte di rigore e le indispensabili opzioni per la crescita: riduzione della pressione fiscale, lotta alla burocrazia, contenimento dei costi della pubblica amministrazione, migliore accesso al credito, servizi pubblici e infrastrutture efficienti, giustizia rapida, welfare attento alle nuove esigenze dei cittadini e degli imprenditori.
Serve uno scatto di orgoglio per difendere le nostre produzioni e il contenuto di competenze, gusto, creatività, qualità, flessibilità, innovazione espresso dall’artigianato e dalle piccole imprese.
Abbiamo bisogno di interventi mirati ai settori più innovativi, ma servono anche progetti di valorizzazione dei comparti forti del nostro manifatturiero tradizionale. Va ripensata e sostenuta una politica formativa per orientare i giovani nel mercato del lavoro.
In questo senso, mancano all’appello misure sulle quali Confartigianato sollecita azioni rapide e risolutive. Ne va addirittura della sopravvivenza di molte imprese.
Mi riferisco allo sblocco dei crediti fiscali incagliati delle aziende che hanno utilizzato i bonus edilizia, al taglio degli oneri generali di sistema nelle bollette di luce e gas delle imprese con potenza superiore a 16,5 kW, alla decontribuzione triennale per le assunzioni di apprendisti.
Sul fronte dei crediti fiscali, la misura che prevede prestiti garantiti tramite la Sace erogabili dalle banche rischia di non risolvere i problemi delle imprese. Per Confartigianato, la strada più semplice ed efficace da percorrere rimane invece di affidare ad un compratore di ultima istanza come Cassa Depositi e Prestiti l’acquisto dei crediti fiscali incagliati. E, in prospettiva, ci aspettiamo un ripensamento razionale e strutturale degli incentivi per la riqualificazione del patrimonio immobiliare, evitando di ripetere gli stop and go normativi sui bonus edilizia che, negli ultimi due anni e mezzo, hanno subito ben 224 modifiche, una ogni 16 giorni.
Quanto ai costi dell’energia, occorre eliminare definitivamente gli oneri generali di sistema dalle bollette elettriche delle imprese manifatturiere con potenza sopra i 16,5 kW. Non è pensabile, infatti, chiedere ad un imprenditore passato dai 7mila euro mensili di costi energetici del 2021 ai 14mila euro mensili del 2022 di sborsare, dal prossimo anno, anche 2mila euro al mese per gli oneri generali del sistema elettrico.
La formazione al lavoro è un altro tema sul quale bisogna fare di più: per questo chiediamo venga ripristinata la decontribuzione totale, per i primi tre anni, del contratto di apprendistato applicato dalle imprese artigiane e dalle aziende fino a 9 dipendenti. In questo modo si investirebbe concretamente sulla capacità delle nostre imprese di creare competenze e di offrire ai giovani nuove opportunità di occupazione.
MADE IN ITALY – Il vertice di Confartigianato al Ministro Urso: ‘Misure strutturali e a misura di MPI’
Il Presidente di Confartigianato Marco Granelli e il Segretario Generale Vincenzo Mamoli hanno incontrato oggi a Roma il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.
Il vertice della Confederazione ha espresso le aspettative per interventi strutturali e permanenti ‘a misura’ di artigiani e micro e piccole imprese, orientati a valorizzarne la qualità, l’innovazione e la promozione sui mercati esteri, la dotazione di strumenti di finanza agevolata.
In particolare, il Presidente Granelli ha indicato la necessità di rendere stabili misure sperimentate con successo come i voucher per l’internazionalizzazione e le agevolazioni per le start up. Sul fronte della tutela e valorizzazione del made in Italy, Confartigianato ha sollecitato un impegno deciso contro la contraffazione, soprattutto nei settori della moda e dell’agroalimentare, puntando sulla tracciabilità delle fasi di produzione, il riconoscimento dell’indicazione geografica per i prodotti non food, il rafforzamento degli strumenti di garanzia della qualità come marchi e brevetti e certificazioni accreditate.
Impulso alla creazione e alla trasmissione d’impresa rafforzando la dotazione economica degli strumenti esistenti, spinta all’innovazione e alla transizione digitale con un’analisi sui fabbisogni delle piccole imprese e un più stretto rapporto con gli enti di ricerca, semplificazione di tempi e chiarezza di modalità di accesso agli incentivi, potenziamento degli strumenti finanziari sono gli altri aspetti sui quali il Presidente Granelli ha richiamato l’attenzione del Ministro Urso per accompagnare lo sviluppo degli artigiani e dei piccoli imprenditori. In particolare, il Presidente di Confartigianato ha sottolineato la necessità di rafforzare il Fondo di garanzia per le Pmi con una maggiore complementarietà tra la garanzia pubblica e quella privata, assicurando maggiore efficacia di risultato a parità di risorse impiegate.
NATALE – Export dolci made in Italy a 901 mln nell’ultimo anno. A dicembre in Italia 15,1 mld la spesa in food
Nonostante i pesanti rincari di energia e materie prime subiti dalle imprese, i dolci natalizi della nostra tradizione artigiana rimangono competitivi sui mercati esteri. Nell’ultimo anno, tra panettoni, pandoro, cioccolato e prelibatezze made in Italy ne abbiamo esportati per un valore di 901 milioni di euro, con un aumento, nei primi 8 mesi del 2022, del 10,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Lo rileva Confartigianato che ha redatto una classifica dei Paesi più ‘golosi’ di prodotti italiani: per il valore del nostro export in testa c’è la Francia, seguita da Germania e Regno Unito. Nell’ultimo anno, i nostri cugini d’Oltralpe hanno comprato 170 milioni di euro di dolci natalizi (pari al 18,9% del nostro export di questo tipo di prodotti). In Germania ne abbiamo esportato per 159 milioni (17,6% del totale esportato), mentre nel Regno Unito le nostre esportazioni di pasticceria per le ricorrenze è pari a 75 milioni (l’8,3% del totale). Gli Stati Uniti sono al quinto posto tra i nostri clienti, con 40 milioni di prodotti acquistati.
Le festività natalizie spingono anche gli acquisti dei nostri connazionali: a dicembre Confartigianato stima un consumo di prodotti alimentari delle famiglie italiane pari a 15,1 miliardi, con un aumento del 10% delle vendite rispetto a dicembre dello scorso anno.
In testa alla classifica regionale della spesa a dicembre in prodotti alimentari e bevande vi è la Lombardia, con 2,5 miliardi, seguita dal Lazio con 1,6 miliardi, dalla Campania con 1,3 miliardi, dalla Sicilia e dal Veneto con 1,2 miliardi. A livello provinciale, Roma batte tutti con 1,2 miliardi. Secondo posto per Milano con 883 milioni e terza posizione si colloca Napoli con 666 milioni.
“E’ merito degli ‘artigiani del cibo’ – spiega il Presidente di Confartigianato Marco Granelli – se i nostri prodotti alimentari piacciono tanto in Italia e nel mondo. E’ sempre più apprezzata la qualità tipica delle nostre 34mila imprese artigiane del settore alimentare e bevande, che danno lavoro a 144mila addetti. Un patrimonio economico e di tradizione culturale che va costantemente difeso e valorizzato”.
Secondo Confartigianato a far crescere la passione di italiani e stranieri per i nostri prodotti della buona tavola sono infatti le numerose specialità tipiche dei diversi territori italiani: ben 5.450 prodotti agroalimentari tradizionali caratterizzati da metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidate nel tempo. Di questi 319 sono le specialità alimentari italiane riconosciute e tutelate dall’Unione Europea con i marchi di qualità Dop, Igp e Stg, a cui si affiancano i 526 vini protetti dai marchi Doc, Docg e Igt.