L’analisi dei dati sul commercio al dettaglio pubblicati dall’Istat venerdì scorso conferma il proseguimento della crescita a doppia cifra delle vendite di e-commerce. A settembre 2020 le vendite di commercio elettronico salgono del 24,9% rispetto ad un anno prima. Nei mesi caratterizzati dall’emergenza per il coronavirus, tra marzo e settembre 2020, le vendite cumulate sono salite del 31,6%, equivalente a 5.771 milioni di euro in più rispetto allo stesso periodo del 2019. Una nostra precedente analisi ha evidenziato che vi sono 122 mila le MPI in più che, per reagire alla pandemia, hanno venduto il proprio prodotto in Rete.
Uno dei comparti maggiormente sotto pressione durante l’emergenza sanitaria, anche in questa seconda fase autunnale, è quello dell’alimentare, settore nel quale le imprese hanno evidenziato una vigorosa reazione alla crisi: sono 197 mila le micro e piccole imprese, pari al 58,5% del settore, che nel corso dell’emergenza sanitaria, hanno diversificato i canali di vendita. Nel dettaglio il 45,4% delle MPI del food ha utilizzato il canale delle vendite a domicilio; la metà di queste imprese (21,2%) ha attivato il canale proprio durante l’emergenza sanitaria di primavera, a fronte del 24,2% che lo utilizzava già prima. La crisi ha creato la consapevolezza dell’utilità della vendita a domicilio ad un ulteriore 11,0% delle MPI del food, che lo adotteranno presto. Per 100 imprese che usavano il canale delle vendite a domicilio prima della crisi da Covid-19, 133 lo hanno adottato nella crisi o lo adotteranno presto: la seconda ondata del coronavirus è senz’altro il momento per introdurre questa innovazione del processo di vendita.
La posta in gioco nella relazione con il mercato delle imprese del food è consistente, a fronte di una spesa media mensile delle famiglie italiane per prodotti alimentari, bevande, ristoranti, bar, fast food e servizi di ristorazione take away che è di 15,3 miliardi di euro.